Dopo una golosa accoglienza tra sfiziosi croissant e fumanti caffè, si è aperta la discussione sulle aree in cui antropico e naturale si incontrano/scontrano; ambienti fragili ma che possiedono anche la forza di richiamare i cittadini coniugando la funzione ecologica a quella fruitiva.
I parchi metropolitani sono la nuova frontiera sia per proteggere queste frange periurbane, ma anche per valorizzare ed incrementare le particolarità derivanti dalla compresenza naturale ed umana. Per veicolare questa importante idea è importante un ribaltamento concettuale che capovolga l’idea di aree rurali come spazi di attesa, degrado e deposito dei rifiuti urbani; ecco che proteggere, salvaguardare queste aree non è più sufficiente, ma è necessario investire in esse.
Durante la mattinata è stato presentato il volume “Parchi Metropolitani” scritto da Ostellino, direttore del Parco Fluviale Po torinese, in cui l’autore sottolinea i parchi periurbani non sono riconosciuti tra le aree protette. L’idea di parco metropolitano si allontana “dall’idea stereotipata di parco” in grado di autogestirsi e autodifendersi ma essi hanno il vantaggio di tutelare e rendere godibile il paesaggio come risorsa primaria e contemporaneamente garantire fondamentali servizi tra cui quelli educativi, turistici ed agricoli. Questi parchi sono “più quotidiani”, a contatto diretto e costante con i cittadini, il che permette, come dice lo stesso Ostellino, di avere “un mezzo semplice e schietto per parlare ai giovani di un futuro migliore”.
Di seguito è riportato il video di presentazione del volume “Parchi Metropolitani”.
Il professor Lisandra, nell’intervento successivo ha invece ricostruito attraverso pitture storiche il concetto di città; dalle immagini è emerso che “l’urbs” è legata al concetto di separazione, attraverso le mura (il termine inglese town significa proprio spazio recintato), tra ciò che è all’interno e ciò che invece è esterno.
Se le città nacquero con e grazie alla campagna, nell’era post-industriale le fabbriche sono debordate dalle mura, fagocitando l’esterno attraverso una dispersione che lo stesso relatore ha definito “mercuriale”. La frammentazione che ne è derivata ha restituito “isole verdi” che è necessario riconnettere in un sistema verde unico e continuo.
Sono state poi riportate le esperienze della Corona Verde della città di Torino nata a partire dal 2000 che coniuga sia l’aspetto naturale che quello storico/culturale e della città di Mantova.
Durante l’incontro ha trovato ampio spazio inoltre la spiegazione del progetto Periurban Parks, un progetto di cooperazione internazionale, di durata triennale con termine nell’anno 2012, che vede il coinvolgimento di ben 14 regioni, associazioni europee. Un’analisi e successiva valutazione degli spazi periurbani di interesse ha dato avvio al progetto, il cui obiettivo è, attraverso lo scambio di esperienze, quello di elaborare linee guida, da integrare nelle direttive regionali, per la creazione di una metodologia comune per la gestione delle aree periurbane.
Per ulteriori informazioni è possibile visitare il sito www.peeriurbanparks.eu www.fedenatur.org