Costruire il Parco ha rappresentato una grande sfida. Basti pensare alla sua localizzazione, in uno dei territori più densamente edificati d’Italia, dove la tensione ad un uso diverso da quello di spazio aperto era ed è fortissima. In una situazione di questo tipo non era possibile affidare la concezione e la costruzione del Parco a soggetti che sporadicamente, pur se con competenza, se ne occupassero. Nel 1999 nasce quindi, su iniziativa dell’allora Presidente Antonio Sormani, il Servizio Progetti.
In questi anni l’obiettivo principale del Servizio Progetti è stato la graduale realizzazione di un polmone verde di circa 800 ettari nell’area nord milanese e la sua messa a sistema con le aree protette circostanti.
L’attività del Servizio tuttavia si è evoluta nel tempo insieme al territorio oggetto di tutela. Si è passati da una prima fase pionieristica, concentrata sull’implementazione e sulla gestione del patrimonio fondiario dell’ente, resa complessa dalla natura dei luoghi e dalle dinamiche socio-economiche consolidate in queste aree dove, spesso, la procedura di acquisizione delle aree era prodromica ad operazioni di bonifica e di sgombero di attività illecite o abusive, ad una seconda fase in cui il Parco ha potuto aprirsi ai territori circostanti, mettendo a disposizione la propria esperienza nella formazione di una rete verde di livello sovra locale.
In questo suo evolversi il Servizio non ha tuttavia mai perso di vista la sua identità, la capacità di affrontare nuovi temi, nuovi argomenti, nuovi contesti, considerando il territorio un’opportunità da valorizzare ed interrogandosi sempre su quello che un determinato contesto poteva offrire prima di proporre delle soluzioni, cercando sempre di valorizzare piuttosto che di cambiare, non perdendo mai di vista il fine ultimo del paesaggista che non è quello di apparire ma di garantire una contesto migliore rispetto a quello originario, dove le scelte di chi è intervenuto possano naturalmente confondersi con quello che il territorio già offriva.
Gli interventi nel territorio del Parco sono stati spesso importanti operazioni di riqualificazione ambientale che prevedevano, oltre alla bonifica, la modellazione dei suoli, la piantumazione, la formazione di prati, lo sviluppo del sistema dei percorsi e la realizzazione di impianti ed attrezzature per la fruizione ed il tempo libero nel rispetto dei paesaggi naturali. La progettazione del Parco ha interessato tanto vaste porzioni di territorio, con lo scopo di garantire l’immediata identità dell’area protetta, quanto piccoli contesti, magari già parzialmente riqualificati, al fine di potenziarne ed indirizzarne l’uso.
La scuola del Parco ha rappresentato un concreto ambito di formazione per il Servizio che oggi è in grado di affrontare contesti complessi (come la progettazione dell’ex depuratore di Varedo) o lontani dal suo ambito istituzionale (come il Parco Natura in Comune di Segrate) con la consapevolezza di disporre degli strumenti per affrontarli in modo adeguato. L’essere ente pubblico gli ha fornito inoltre gli strumenti per elaborare tutti i documenti e gli atti amministrativi della filiera progettuale; dalla fattibilità tecnico economica al progetto esecutivo, avvalendosi poi, quando le specificità dell’intervento lo rendono necessario, di un pool di professionisti esterni di comprovata esperienza ma sempre coordinati ed indirizzati dalla filosofia del Servizio
La strategia di progettazione e di realizzazione adottata nel Parco e proposta dal Servizio è quella del “work in progress”, dove parlare di “lavori in corso” significa aver abiurato la presunzione di un risultato ultimo definitivo; la natura evolve secondo leggi proprie; proporre una visione significa proporre una strada che ci porterà sicuramente da qualche parte ma mai con l’assoluta certezza di quale sarà la strada percorsa, con l’umiltà di chi si trova ad operare in un contesto sicuramente più grande di lui.
E’ per questa consapevolezza che il Servizio è così prezioso e che il Parco ha assunto una funzione didattica assoluta, non in quanto modello da imitare pedissequamente, le condizioni sociali ed economiche non sono più quelle degli anni ottanta ma come linguaggio progettuale da accogliere, rielaborare ed applicare, uno strumento flessibile utile ad affrontare le difficoltà territoriali che il nuovo millennio pone nella consapevolezza che, a volte, è più importante saper porsi una domanda che avere una risposta.